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LA QUINTA STAGIONE
 

Mi piace solo l’attimo prima. Fermarmi nel sospiro dietro la porta, fermarmi giusto il tempo di capire il timbro di una voce e riconoscere la tintura depositata nelle stanze. Mi piace comprendere l’aria e fermarla nell’encefalo a strati multiformi. Fermarla come la parola ‘sécrétaire’ e la dico in continuazione. La pronuncio per il gusto di dirla, la faccio diventare armadio, argenteria, diario segreto, parete, lampada da tavolo. Non la impiego come in memorie dal sottosuolo. Non ha il sapore delle suppellettili statali, del legno paglierino lustrato. Tutto è vero, siamo in un teatro con  sagome di cartone e il prato sintetico. 

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